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Val di Cogne / Lillaz / Lago di Loie

ago 19, 2020

Escursioni: Val d'Aosta - Lago di Loie

Un itinerario ad anello, molto suggestivo e vario, che si svolge in parte su per i ripidi boschi di abete rosso e larice, con vertiginosi panorami sulle cascate di Lillaz, in parte sulle rocce montonate della valle sospesa del Lago di Loie, in parte nella umida torbiera di Bardoney, in parte fra i campi della bassa valle dell'Urthier, un mucchio di cose da vedere, molti ambienti differenti: peccato per l'elettrodotto, ma qua ci vivono; beati loro.

Accesso: Dalla A5 Torino-Aosta si esce ad Aosta Ovest/Saint-Pierre e si imbocca la regionale S.R.n.47 che attraversa Aymavilles e si inoltra nella Valle di Cogne. Si superano gli abitati di Epinel e Crétaz fino a raggiungere Cogne. Alla rotonda si seguono le indicazioni per Lillaz. Vasti parcheggi.

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Lasciamo la macchina nell'ampio parcheggio di Lillaz e, seguendo i cartelli per le cascate, attraversiamo il nucleo più antico del villaggio. A proposito di Lillaz e di tutti i toponimi e cognomi valdostani che finiscono con la "z", ho scoperto che è colpa dei piemontesi, e te pareva.

Secondo la pronuncia del patois valdostano, il nome "Lillaz" va pronunciato omettendo la "z" finale, quindi "Lìlla", come per molti altri toponimi e cognomi valdostani e delle regioni limitrofe (la Savoia, l'Alta Savoia e il Vallese). Questa particolarità, che si discosta dalle regole di pronuncia della lingua francese standard, risale a uno svolazzo che i redattori dei registri del regno di Piemonte-Sardegna erano soliti aggiungere alla fine dei toponimi o dei nomi da pronunciare come dei parossitoni, cioè con l'accento sulla penultima sillaba, tipico della lingua italiana e molto diffuso anche in francoprovenzale. In seguito, questo piccolo segno è stato assimilato a una zeta, e spesso viene erroneamente pronunciato, sia dagli italofoni che dai francofoni.

Quindi, togliendo la "z", ha ancora più senso l'ipotesi che il toponimo Lillaz derivi dal francese "l'île" (latino insula) l'isola, ma con significato di argine di torrente impetuoso, luogo di deposito alluvionale.
 

Usciamo dall'abitato e costeggiamo il torrente Grand Eyvia (letteralmente "grandi acque"; si chiama Urthier prima delle cascate o forse prima della confluenza con il Torrente Bardoney). Lungo il percorso, è stato realizzato un Museo Parco Geologico.

Nel primo tratto del percorso è stato allestito un parco geologico che attraverso l'esposizione in sequenza logica di blocchi di roccia di grandi dimensioni spiega la struttura geologica della valle di Cogne. Anche il percorso geologico è attrezzato per non vedenti con l'esposizione dei cartelli esplicativi in linguaggio Braille.

Ufficio del turismo - Cogne, Museo Parco Geologico di Lillaz

Proprio quando arriviamo in vista delle cascate, svoltiamo a destra e andiamo da un'altra parte (dai, le vedremo dopo) e prendiamo il sentiero 12 (palina) per il Lago delle Loie.
Si comincia a salire di brutto da subito, su un sentiero molto curato e manutenuto di frequente (Parco e Turismo, fanno miracoli). Il viottolo sale a
serpentina attraversando il bellissimo bosco di abete rosso e larice, meraviglioso e tipicamente valdostano. In effetti, come dice il romanaccio che "sale" con me (sempre lui, alimortacc...), quando pensi alla Valle d'Aosta, pensi a questo tipo di bosco, di sentiero, con il soffice tappeto di aghi di conifere e rametti, strobili sparsi e atmosfera ombrosa e silvana, anche un po' umbratile, appartato. Amo questo posto.
 

Mentre salgo e penso lentamente ma intensamente, si apre la prima veduta mozzafiato della valle e della cascata: tre salti d'acqua, 150 mt di altezza. Vedo da quassù che il percorso è attrezzato, ponticelli, balconcini, sentieri, panchine, solarium, pic-nic e canottiere, manca la trattoria.

Sempre estremamente curato, il sentiero, con brevi rampe "scalinate" ci porta in
quota e guadagniamo dislivello "velocemente", passiamo accanto ad alcuni esemplari di larice secolare, qualche pino cembro ed in breve usciamo dalla macchia e raggiungiamo l'ampia terrazza dell'Alpe Loie (2217 mt), con ruderi dell'alpeggio, sul ciglio del Vallone di Valeille (letteralmente 'valle con acqua', 'ei' indicherebbe "acqua impetuosa" addirittura). Da quassù è ben visibile, sul versante opposto, il villaggio minerario abbandonato di Colonna, la miniera più alta d'Europa (2400 mt), che per mezzo secolo ha sfruttato intensamente i giacimenti di magnetite del monte Creyaz.

...gallerie che si diramano su vari livelli, nelle viscere del monte Creya. All'esterno appaiono visibili dal paese i caseggiati di Colonna, a quota 2406, che, per alcuni decenni, hanno ospitato i minatori in un isolamento quasi monastico...

Fondation Grand ParadisLa miniera di Cogne

Con un lungo traverso superiamo la pietraia, che si riversa a valle dalla Punta di Loie, e rientramo nella macchia. Qui il percorso torna ad arrampicarsi, ora nuovamente sulle rocce, con giravolte e serpentine prendiamo quota e ansimando, raggiungiamo l'alto falsopiano che ci conduce al Lago di Loie (o delle Loie, Loye, 2354 mt).
Lago non molto vasto, posto sotto la vetta omonima, dalle sponde erbose, delimitato a valle da una arrotondata altura rocciosa montonata. Il suo nome Loie/Loye, come tutti gli altri
idronimi valdostani simili (lo, lod, lo, lot, loz), suona come il francese "l'eau", l'acqua, che ben ne descrive la natura.
 

Sosta e spuntino, un discreto viavai, la meta è parecchio frequentata e le cartacce testimoniano. Chiaramente ambita, direi, la spiaggetta erbosa sotto la montonata, spuntano le stuoie e le creme. Io mi accontento della focaccia prosciutto-toma e di un po' di ombra, che quassù scarseggia. Mi vengono in aiuto due piccoli larici (oh, laudes creaturarum), che trattengono egregiamente il cocente sole agostano.

A mezza costa, la pista ci porta al "panettone" ben visibile dal lago. Un bel tabellone ci indica la strada per Bardoney, ometti sparsi, estesa terrazza sul Monte Bianco, ad occidente, dove la valle di Cogne si chiude a triangolo.
Percorriamo in falso piano, l'alto
Vallone dell'Urthier che si offre, con tutte le sue gole e le profonde incisioni dell'acqua. Si vede anche il lungo elettrodotto che l'attraversa e la risale a valicare il Creyaz. Un po' disturbante, ma qui l'acqua è energia.
Qualche "saliscendi" e arriviamo in vista del "maiuscolo"
Vallone di Bardoney e si comincia a scendere. Ben presto ci ritroviamo in mezzo alla torbiera.

Dal lago alla prateria. La rapidità di evoluzione che interessa tutte le forme dell'ambiente montano è all'origine del rapido mutamento degli specchi lacustri in praterie. Quando in montagna si forma un lago, a causa di accumuli morenici che sbarrano il deflusso delle acque, di escavazione glaciale sul substrato roccioso, di frane che ostruiscono il percorso di un torrente, lo specchio d'acqua costituisce una barriera naturale al passaggio di sabbia, ghiaia e ciotoli che i corsi d'acqua emissari trasportano durante le piene. Questo materiale si ferma sul fondo del lago e gradualmente lo colma fino a quando giunge a pochi decimetri dal pelo dell'acqua. A questo punto cominciano a esistere le condizioni perché si sviluppi vegetazione acquatica, le cui parti morte, cadendo sul fondo, danno origine a depositi torbosi e tendono a colmare definitivamente l'antico lago. Si forma così una torbiera, caratterizzata dalla presenza di molto materiale organico in un terreno perennemente imbibito. Successivi fenomeni di colmamento innalzano ulteriormente il livello dei depositi determinando condizioni adatte alla crescita di vegetazione di prateria alpina e permettendo l'utilizzo del pianoro a pascolo.

Dini, Ducly, Fracellio, Passeggiate in Valle d'Aosta (Blu Edizioni)

E in effetti qui sta succedendo esattamente questo. Una ampia distesa erbosa che sembra già un pascolo, ma nella quale si sprofonda fino al ginocchio (o quasi). Quindi bisogna fare attenzione e seguire la traccia semiscomparsa tra l'erba alta e la fanghiglia torbosa. Comunque non sono sabbie mobili, al limite vi bagnate gli stinchi.
Dalla torbiera, guadagnamo velocemente il piccolo promontorio che si trova in mezzo all'antico lago e arriviamo al crocicchio, da dove si vede bene il passo ed il
Colle di Bardoney.

Particolare menzione merita il Colle di Bardoney; questo valico, fino a circa un secolo fa era un trafficato punto di passaggio tra la Val Soana e la Valle d'Aosta. In particolare, attraverso il colle, passavano, diretti verso il Piemonte, i minerali provenienti dai giacimenti locali e, in senso inverso, giungevano in Valle di Cogne riso e canapa. Il percorso di questa mulattiera, nei secoli XVIII e XIX, era di gran lunga preferito all'interminabile viaggio attraverso tutto il corso della Dora.

Dini, Ducly, Fracellio, Passeggiate in Valle d'Aosta (Blu Edizioni)

Al bivio trascuriamo i sentieri che portano all'Alpe Bardoney (bardona, bardane, pianta medicinale a foglie larghe che cresce in luoghi acquitrinosi o scoli di stalla; qui ci sono entrambi), e andiamo a sinistra (per Lillaz 13G) costeggiando il torrente, percorrendo l'ultimo tratto del Vallone Bardoney.
Questo ubertoso tratto, sembra il regno del
pino cembro, centinaia di esemplari, alcuni bellissimi, a far da rigogliosa cornice al percorso a tratti balconato e pianellato. Molti punti panoramici sul Torrente Bardoney che forma cascate e scava orridi rimbalzando fra le rocce.
 

Arriviamo quindi all'incontro del Vallone Bardoney con il Vallone Eaux Rouge e ci immettiamo sul sentiero 13, proprio sotto la Testa di Goilles. Il percorso rientra nella "macchia", nella foresta di larici e comincia la discesa nel Vallone Urthier.
A giravolte e lunghi traversi perdiamo quota, tra gli alberi, sempre più fitti. Il percorso, a tratti molto ripido, si fa scalinato, girando su se stesso, dipanandosi poi, lungamente, fra i pascoli di fondovalle, fino all'incontro del ponte sull'Urthier, che attraversiamo, spostandoci sulla destra idrografica.
Il sentiero, ora pianeggiante, si trasforma in carrareccia sterrata, ricompare il pino cembro, passiamo alcuni casolari con gente al lavoro (alveari e miele) e l'abitato di Goilles (stagno, 1833 mt).

Torniamo sul sentiero, e in breve arriviamo allo sbocco sulla valle, in fondo si scorge Lillaz. Siamo già nell'area attrezzata delle cascate, passiamo accanto alla centrale idroelettrica di Lillaz, che utilizza le acque dell'Urthier, scavalchiamo la condotta forzata (il passaggio avviene su di una balconata con scalette) e scendiamo al crocicchio sottostante, accanto alla Palestra di Roccia.
Per andare a Lillaz si va a destra (10 min.), ma per vedere le cascate, prendiamo il 13L a sinistra. Proseguiamo quindi sull'area attrezzata, passiamo in un boschetto di betulle, accanto, alcuni casolari, che dovrebbero essere la frazione Bioulé (betulla, appunto, in patois 'bioula'). E arriviamo ai salti d'acqua, passiamo sul ponte e prepariamo le fotocamere.

Le cascate di Lillaz sono formate da alcuni salti rocciosi attraverso i quali scorrono le abbondanti acque del torrente Urtier, che hanno scavato profondi anfratti tra le rocce a picco. La passeggiata attorno alle cascate è un percorso classico per chi soggiorna nella valle di Cogne ed è molto frequentata soprattutto nel periodo estivo. D'inverno, le cascate diventano meta per gli appassionati di arrampicata su ghiaccio.

Ufficio del turismo - Cogne

Superata l'area attrezzata, arriviamo da dove eravamo partiti. Non resta che percorrere l'ultimo tratto "lungotorrente" a ritroso, attraversare il nucleo storico di Lillaz e arrivare al parcheggio.

Bello e di grande soddisfazione. 780 mt il dislivello, quasi 12 km percorsi in parecchie ore. Solitamente viene fatto in 4-5 ore (dicono e scrivono); noi, ce la siamo presa felicemente comoda.

Qui sotto un piccolo video, girato con la macchina fotografica digitale, camminando, un po' "mosso" quindi, ma ci si può fare un'idea dei luoghi. Ripercorre, in sintesi, l'intero percorso.

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