Mare Magnum

Mare Magnum

Mare Magnum Amazzonico

In passato "facevo" musica, la scrivevo ed eseguivo, sentivo di non poterne fare a meno. Era quasi un modo di essere, di vestirsi, di parlare e frequentare gente. C'erano i testi, gli arrangiamenti, le prove, e c'era la voglia di esprimersi e fare casino su di un palco. 

Nei momenti di solitudine, quando sentivo la necessità di isolarmi e di pensare, mi aiutava la fotografia, le riprese spesso all'aperto, la camera oscura (prima del digitale), una maniera di affrontare la creatività totalmente diversa. 

Ora la mia vecchia e gloriosa Olympus è obsoleta, le piccole digitali e gli smartphone li uso più che altro per documentare le mie escursioni in MTB o l'hiking in solitaria, e lo "stage" lo vedo come una cosa per giovani. 


È arrivata, improvvisa, la maturità (non l'equilibrio) e il momento della scrittura. È un nuovo sbocco creativo del quale avevo bisogno, non l'ho cercato ma si è impossessato del mio modo di pensare. Ancora non ho sondato e del tutto capito il potenziale espressivo offerto dalla totale libertà di linguaggio simbolico, in cui i sentimenti e i pensieri vengono espressi come se fossero esperienze sensoriali. Mi ha conquistato la possibilità di creare mondi e personaggi, dialoghi e situazioni. Storie.

È contrario e opposto alla forma "canzone". Se in un testo musicale, la sintesi è necessaria e indispensabile, in un romanzo occorre circostanziare, descrivere minutamente, analizzare e approfondire, a volte scomporre per poi ricomporre. Mi piace.

Ho scelto l'autopubblicazione nel mare magnum (o nella cloaca) di Amazon perché la considero più adatta al mio essere (asociale); diciamo che evita situazioni stressanti con gli editori, i quali sono sempre a richiedere la partecipazione a presentazioni, letture, contest letterari, e a volte pare che il loro lavoro si riduca alla cura dell'edizione cartacea e non siano in grado di promuovere senza la presenza dell'autore.

Ovviamente, in questo caso viene a mancare la parte di supporto della CE, dell'editing, un servizio che offrono anche professionisti freelance, ma a caro prezzo.

Presento quindi i miei lavori, non valutati e non editati, ma così come li ho scritti, nudi, imperfetti, ma densi di fantasia, inventiva, immaginazione. A volte anche concreti, pragmatici, sicuramente autentici.

Il diavolo perdona tutto

Il diavolo perdona tutto


Giovani criminali, bande organizzate e superpoliziotti arrabbiati. Storia tragicomica di un fallito sequestro lampo nell'Italia contemporanea e conseguente caccia all’uomo, tra volgarità, situazioni scabrose e apoteosi finale.


Le vicende del maestro elementare Laringo Cerafreddo, in precario equilibrio tra autoinganno, sindrome di Stoccolma, e legame traumatico nei confronti del gruppo di balordi che l'ha rapito, si alternano alle avventure degli inseguitori, in pieno delirio vendicativo. Una bizzarra lotta tra il bene che si trasforma in male, e il male che ci rimane male.

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È un giallo umoristico on the road, con una spruzzata di pulp. Nonostante il caratteristico freddo detective con un atteggiamento da duro sia solo un comprimario, e il protagonista sia invece un maestro fifone e pacioccone, un malvagio occasionale pieno di contraddizioni, per la rappresentazione realistica del crimine, della violenza e del sesso, potrei quasi definirlo un hard-boiled. Ma le etichette sono forse fuorvianti; io non sono in grado di seguire delle tracce prestabilite.

In questo racconto corale, con personaggi strambi e legati ad ambienti malavitosi, mi interessava parlare di chi riesce sempre ad auto-assolversi, a giustificarsi nonostante compia azioni deprecabili trovando una buona scusa per essere in pace con il mondo. 

Un amico editor mi ha fatto notare che "tutti i personaggi hanno una connotazione negativa, per certi versi disumana".

È vero, e tutti i personaggi ingannano se stessi. E le bugie da autoinganno sono utili per la protezione del sé, a salvaguardia dell’autostima. Anche lo sfaccettato buon protagonista che mette in dubbio la sua stessa natura, evolve in peggio e impara a mentire e ad autoingannarsi, in un rifiuto del suo senso di colpa cronico. Deve mentire anche a se stesso, bugie “a fin di bene” per autoconvincersi che i morti da lui causati se lo meritavano e mente pure alle forze dell’ordine. 

Nell'economia della storia, il conflitto maggiore è di natura criminale e si sviluppa come una caccia all’uomo. La fuga, i tentativi di depistare, il rilascio di un bambino rapito, la discesa del Tevere, i fatti romani, il nuovo omicidio all'agriturismo, la resa dei conti finale, lo "showdown" con tanto di "mexican stand" sul monte Chiappo. Questi fatti vedono contrapposti il protagonista inizialmente buono, i suoi narcisi rapitori, un commissario sempre più feroce, il vendicativo padre del rapito. L'ho definito "la lotta tra il bene che si trasforma in male, e il male che ci rimane male".

Ovviamente non sono riuscito a prendermi sul serio. I nomen omen per sdrammatizzare si sprecano e le volgarità, pure. Non so se questo sia uno stile, certamente sono elementi che fanno parte di me, l'ironia e l'autoironia abbondano nella mia vita.

A proposito del Pianeta Ruh

A proposito del Pianeta Ruh


Urge divinità, o pari competenze, per esortare il popolo a insorgere contro i tiranni. Gradita ma non necessaria esperienza pregressa.

La leggenda narra che dalle viscere catacombali dello sciagurato pianeta Ruh, rinascerà la Dea Ka-En, antica divinità guerriera che guiderà i giusti e gli oppressi alla rivolta contro l'Adunanza degli Ammessi, malvagio e corrotto organo di governo delle compagnie multiplanetarie. Un evento atteso, un momento ancora lontano. 

L'arrivo dell'astrovettore terrestre Arcangelo e del suo equipaggio, porterà una nuova speranza, fra allegre avventure, vivaci imprevisti, e alterne fortune.

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Questo è un romanzo in bilico tra la fantascienza e il fantasy, condito con un pizzico di humor per non prendersi troppo sul serio parlando di alieni, pianeti e astronavi. È una semplice avventura fantascientifica, nessun vero sottotesto, nessuna condanna o chissà cos'altro.

Mi è stato fatto notare che descrivo un’organizzazione paramafiosa che si è impadronita di un pianeta intero, un'assemblea d'interessi diventata istituzione. Cosa insolita per la fantascienza. E in effetti un capitolo l'ho intitolato "È tutto cosa nostra". Nonostante possa richiamare situazioni e avvenimenti reali, tipici di alcune regioni italiane, continua a essere un romanzetto leggero e spensierato.


Infatti è nato come sceneggiatura per un fumetto, su consiglio di un amico disegnatore al quale avevo confessato di cercare un nuovo "sbocco creativo" dopo la mia giovanile esperienza musicale. Chissà perché avevo scambiato questo suo consiglio per una proposta di collaborazione. Diciamo che mi fece capire che anche solo per il suo intervento sullo studio dei personaggi e dei loro costumi, voleva dei soldi.

L'ho quindi ampliato e trasformato in una storia più elaborata, e ne sono soddisfatto. L'ho diviso in tre parti; la prima è online ora, la seconda seguirà fra qualche mese, la terza è solo nella mia testa.

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