Scarica KLM
Un itinerario circolare, tra i pascoli della Val d'Ayas , che ci porta a toccare buona parte degli specchi d'acqua della spettacolare conca glaciale dell' Alpe Palasinaz , con passaggio al "vertiginoso" Lago Brenguez (o Bringuez).
Accesso: Dalla A5 Torino-Aosta, all'altezza di Verrés si esce per Val d'Ayas-Brusson-Champoluc, si imbocca la statale S.S.n.506 e la si segue fino a Brusson. Si prende quindi a destra per Estoul e si lascia l'auto dopo il paese, nel parcheggio degli impianti di risalita di Estoul-Palasinaz.
Ero un po' titubante su questo percorso, perché una buona parte si svolge sugli sterrati che portano agli impianti di risalita BrussonSki, "le Domaine Skiable Estoul-Palasinaz".
In realtà le stradine sono interpoderali che esistono da secoli e servono gli alpeggi a monte delle seggiovie, che quasi non si vedono durante la chiusura estiva.
Inoltre, superata la prima parte e "scollinato" la spalla destra del
Bieteron, l'ambiente cambia completamente e le seggiovie scompaiono dalla vista.
La denominazione
Val d'Ayas è moderna, utilizzata principalmente in seguito alla nascita dell'alpinismo. Il territorio di Ayas, in cima alla valle, divenne allora un polo d'attrazione in tal senso. La cartografia precedente utilizza la denominazione
Val Challant o
Val de Challant-Ayas.
Guardando le mappe della zona, salta all'occhio che esistono tre località chiamate "Chavanne" e due "Palasinaz", nello spazio di pochi chilometri. Toponimi abbastanza diffusi in queste zone di fertili pascoli e gente di montagna, "chavanne" è il termine patois che indica un "ricovero per animali", praticamente il "gias" delle valli cuneesi. Mentre "palasinaz" deriva dal patois "pala" che indica un pascolo ripido o dirupato, cose che quassù non mancano. A noi interessano le località con questi nomi che si trovano più a monte e comunque non si può sbagliare.
Arrivati al parcheggio (1871 mt) di
Estoul
(variante di
étable, dal latino
stabulum
"fienile, stalla"), troviamo subito un "tabellone dei sentieri" e una palina. Seguiamo il n.5 che sale al Rifugio Arp e imbocchiamo la poderale che inizialmente prosegue pianeggiante tra i pascoli e costeggia un bosco di larici e abeti. Seguendo i segnavia, superiamo due diramazioni secondarie e abbandoniamo la strada al
terzo bivio, prendendo verso destra, lungo il sentiero che risale, lungamente, la pista da sci, a fianco del bosco di larici, con un quasi costante sottobosco di arbusti di ginepro.
Tutto intorno a noi, sotto il sole agostano, un lavorìo incessante nei prati, che vengono innaffiati e falciati; le bovine al pascolo sono più su, oltre i duemila.
Ignoriamo la biforcazione per i Laghi di Estoul e proseguiamo sul sentiero che, alla fine della rampa, si ricongiunge con la strada che arriva da Estoul. Andiamo a sinistra, sempre seguendo il
segnavia 5 per il
Rifugio Arp.
La strada passa accanto ai casolari
Chanlochère
(o
Chanlossere, diramazione a sinistra) ed in breve ci porta all'Alpe Chavanne (2107 mt), un tempo alpeggio, ora stazione d'arrivo della seggiovia. Gran vista sulle valli sottostanti, pendii un po' sciupati dai piloni degli impianti di risalita, ma anche le brutture portano lavoro e soldi, meglio così che l'abbandono.
Proseguiamo sulla poderale pianeggiante ed entriamo nel vallone del
Torrente Messuère, oltrepassiamo il bivio con la strada che giunge da
Lavassey
(ci passeremo al ritorno), percorriamo un paio di tornanti in salita e, nuovamente in piano, transitiamo sotto il
Lago Literàn (diramazione a destra). Ora saliamo leggermente, sotto il ripido versante nord del
Bietoron
(in patois "Biéta" indica un "mucchio di fieno", quassù ce n'è parecchio) e, proseguendo fino al fondo del vallone, raggiungiamo un nuovo crocicchio.
Tralasciamo la sterrata a destra che sale al Rifugio Arp e prendiamo a sinistra, attraversiamo il torrente, e dopo due tornanti risaliamo il sentierino a sinistra che taglia un pezzo di strada. Dal sentiero si può vedere il "Lago Literàn" che, più in basso, abbiamo appena sfiorato.
Il percorso si ricongiunge con la sterrata e dopo un paio di svolte, di nuovo il sentierino ci permette di tagliare la strada. La traccia ben segnata sale decisa ed in breve, ci porta in mezzo alle pezzate valdostane (rosse, nere e castane, che vacche!), pascolanti all'alpeggio Palasinaz (2402 mt).
Questo alpeggio e questi vasti pascoli, sono citati in documenti antichissimi, come ben testimoniano le fonti testamentarie medievali recensite da "Varasc.it" nel giugno 2010.
Testamento di Ebalo Magno di Challant, signore di Montjovet, redatto a Montjovet il 23 maggio 1323 dal notaio Pierre de Ayaçio. (...) donec alibi assignaverit, seracium assignat super illo de Chastent, et ressiduum assignat super alpe de Palaysena. Et debet fieri hec elemosina in castro Ville. Fonte: Testamentum domini Ebali Magni, Fonds Challant. Fonti testamentarie - Varasc.it"
Da questo pianoro (circa 2 ore da Estoul), seguiamo la traccia a sinistra (segnavia 105), che si incunea in una piccola gola e segue il torrentello che fuoriesce dal lago sovrastante, che raggiungiamo in 10 minuti, in corrispondenza del nuovo ponte in pietra che sostituisce il precedente guado.
Il
Lago della Battaglia (Lac de la Bataye, 2482 mt) è il primo lago che incontriamo. Quassù secondo un'antica tradizione, i francesi avrebbero respinto le truppe austriache (non si sa in quale guerra, forse napoleonica), da qui il nome. Caratteristico il promontorio erboso al centro, che gli fa assumere una forma quasi a clessidra. Vasto, con pesciolini (che non abbiamo identificato) e sponde erbose. Proseguendo sul
sentiero 3C, attraversiamo la passerella sul torrente che divide il piccolo
Lago Verde (Lac Vert) dal Lago Battaglia, e brevemente giungiamo al
Lago Pocia (Lac de la Paucha, che significa mestolo). Fotocamere al lavoro e allestimenti di pic-nic. Parecchia gente tra gli
eriofori, bottiglie al fresco nel Pocia, qualche MTB sulla strada.
Da qui si comincia ad avere un'idea del "gruppo" del Laghi Palasinaz. Ma proseguiamo sul sentiero che comincia a salire di brutto. L'impettata a cavaturacciolo va salita lentamente, con passo da
bergé
(o da
marghé), come spesso dico io, cioè con il passo di chi ha tracciato queste piste, non con il passo veloce di chi va in ufficio o a trovare il cliente. Ok, ci sono anche delle MTB (e su questo sentiero non sarei in grado, ammetto,
complimenti ai BCA), ma io salgo come penso, lentamente, anche perché voglio voltarmi indietro ogni tanto e gustarmi lo spettacolo, magari fotografare, voglio capire la roccia e la vegetazione.
Finalmente si arriva al
Lago Lungo (Lac Long, 2632 mt), delimitato a monte dalla cresta che va dal Corno Bussola alla Punta Valfredda. Da qui si potrebbe salire al
Corno Bussola (3023 mt), ma non vorrei allungare troppo il giro.
Il Lago Lungo non è molto spettacolare (confrontandolo con quelli più sotto), quindi decidiamo di andare a "pranzare" al
Colletto di Bringuez (2664 mt) o magari al lago. Prendiamo il
3B
e ci incamminiamo sul traverso che con qualche saliscendi sugli strapiombi e un lungo tratto in falsopiano ci porta al passo.
Ecco, qui è davvero
meraviglioso; grandioso e decisamente particolare la vista d'insieme del gruppo dei laghi, disposti su "terrazze" a livelli differenti, con un'apertura quasi a quadrifoglio e si vede anche il
Lago du Couloir (o de
Colion
o Lac de Coliou, che significa grosso colino per il latte, 2605 mt), che prima non avevamo visto. L'insieme è un enorme concone di evidente
origine glaciale.
Come anche è stupefacente la vista sul
Lago di Bringuez (o
Brenguez, 2519 mt), la sotto, con sentiero che scende a serpentina dirupando. Non sono un alpinista e devo dire che mi fa un po' di effetto quel sentiero visto dall'alto. In realtà non è per nulla difficile quando ci sei sopra, anzi divertimento puro.
Quindi scendiamo, facendo molta attenzione a non farla tutta con la schiena (mi pare sia EE), la traccia con varie giravolte ci porta quasi a livello del lago, e con un "lungolago" a mezza costa arriviamo alle rocce che lo "contengono" a valle. Qualcuno prende il sole, qualcuno pesca, ma la quiete regna. Sosta, spuntino e dormitina, massì.
Bringuez/Brenguez: il nome probabilmente significa 'lariceto', dal patois 'bringa/brenga', che sta appunto per larice. Nel patois della Val d'Ayas 'brenghé', ancora più simile al toponimo.
Riprendiamo la discesa seguendo il
segnavia 4A; con svariati tornanti ed un lungo traverso usciamo dal concone di Bringuez e arriviamo agli alpeggi di
Quiappa
(o
Chiapa
o
Quiapa, 2245 mt) dove troviamo una cisterna d'acqua con fonte annessa (più a monte c'era un sifone con tubature volanti; s'è piazzato bene il margaro). Oltrepassiamo le stalle e la casa (con il cane sul balcone che scatena l'inferno) e il sentiero diventa il
n. 4 fino al torrente.
E si, purtroppo c'è una perdita di dislivello che dovremo recuperare. Con svolte e giravolte in discesa tra i prati, infatti arriviamo al ponte sul
Messuère
(1998 mt). Trascuriamo la diramazione che porta a
Lavassey
(fitonimo ad indicare un luogo ricco di "Lavatséi", rabarbaro alpino), oltrepassiamo il ponte ed imbocchiamo la poderale che, risalendo per un centinaio di metri di dislivello circa, ci riporta all'Alpe Chavanne (2107 mt). Da qui, ripercorrendo a ritroso la
sterrata 5, arriveremo felici al parcheggio.
Contando i saliscendi, sono circa 900 mt di dislivello complessivi, quasi 14 km. percorsi in circa 6/7 ore, comprese soste e spuntini. Ovviamente si può fare in 5 ore, forse meno, ma dovrete chiudere gli occhi, molto stretti.